Il Forum italiano dei comunisti
accetta la sfida

Bilancio di dieci mesi di lavoro

  Abbiamo iniziato il lavoro del Forum in modo soft per non urtare suscettibilità e proponendoci e proponendo di aprire un discorso a tutto campo che avesse come obiettivo la formazione di una assemblea dei comunisti italiani in grado di superare l'esperienza negativa di questi decenni di 'comunismi' fatti di caricature partitiche e di avventure corsare che hanno relegato la parola comunista in un ghetto incapace di dialogare con la società e in particolare con la sua parte più popolare.

  Il nostro tentativo si è dovuto confrontare con una situazione impermeabile a una discussione sulle prospettive, che dimostra come siamo ancora lontani da una fase di ripresa teorica e di elaborazione di un percorso che faccia apparire ed essere i comunisti non residui di una storia che fu, ma promotori di di una vera ripresa del movimento di trasformazione del nostro paese.

  Ci siamo convinti perciò, in questi dieci mesi di lavoro, che bisogna andare alla radice delle questioni che, a nostro parere, bloccano la situazione. La prima di queste riguarda il modo con cui, di fronte alla liquidazione del PCI nell'89 si è reagito al dramma che si andava consumando. Proclamarsi comunisti ‘a prescindere’ non poteva portare da nessuna parte, come Cossutta, Bertinotti e i loro emuli hanno dimostrato. Nè si poteva ovviare alla situazione appropriandosi di simboli e icone illudendosi così di rubare la palla e andare in porta senza giocare la partita. Bisognava invece domandarsi in che modo uscire dalla crisi analizzandola con gli strumenti teorici e di esperienza storica prodotti dal movimento comunista e soprattutto andare alla comprensione delle questioni oggettive di ciò che stava accadendo e delle conseguenze che gli avvenimenti comportavano.

  La crisi del movimento comunista degli anni '90 e la stagnazione precedente alla crisi hanno condizionato il modo in cui si è ripreso a parlare di comunismo in Italia. Sulla scena sono riapparsi tutti i vecchi fantasmi dell'ideologia anarco-sindacalista e trotskista a cui si andava aggiungendo la cultura della nuova sinistra di coniazione sessantottina, sostanzialmente anticomunista.

  Era inevitabile che ciò accadesse in presenza di una crisi di egemonia comunista a cui non si poteva far fronte con l'improvvisazione. La crisi del movimento comunista occidentale, in particolare europeo, era troppo complessa per sciogliere rapidamente i nodi che si erano accumulati. Per questo la parola ‘comunista’ continua a girare come un fantasma nell'area che potremmo definire 'antagonista' senza trovare una materializzazione che abbia un vero significato politico.

  Eppure noi ci ostiniamo a rimanere comunisti, perchè ci rendiamo conto di essere ancora interni a quel processo storico che iniziò il suo percorso nel 1848 col Manifesto di Marx ed Engels e vogliamo, con un lavoro paziente, ritrovare il bandolo della matassa rotto negli anni '50 del secolo scorso dalla controrivoluzione kruscioviana.

  Sia chiaro però che non è nostra intenzione riproporre uno schematico marxismo-leninismo, ma basarsi su quelle esperienze teoriche e storiche che hanno fatto della parola 'comunista' uno strumento capace di trasformare il mondo e di esprimere in modo rivoluzionario la realtà.

  Nel sito chi vorrà seguirlo troverà spunti per la discussione, testi di valutazione sulla situazione interna e internazionale, scritti polemici sui 'comunismi' esistenti e sui vezzi di intellettuali che pensano di far girare la ruota della storia con le parole.

  Noi del Forum dei comunisti ci accontenteremo di lavorare per aprire un varco che faciliti l'uscita da una condizione di impotenza fatta di riti e di miti.

       Forum Italiano dei Comunisti